L’Abbazia di Sant’Angelo de Frigillo era un importante monastero situato nei pressi di Mesoraca, in provincia di Crotone, Calabria. Posizionata su un altopiano a circa 700 metri sul livello del mare, nei pressi del Parco Nazionale della Sila, l’abbazia godeva di un contesto naturale di grande bellezza e suggestione, offrendo al contempo un rifugio spirituale per i monaci che vi risiedevano.
Le origini del nome
Il nome dell’abbazia ha origini controverse e diverse interpretazioni sono state proposte nel corso dei secoli. Secondo alcuni storici, “Frigillo” potrebbe derivare dal termine “freddo”, indicativo del clima rigido dell’area in cui il monastero era collocato. Altri, invece, sostengono che possa riferirsi al “fringuello”, un piccolo uccello che fa la sua apparizione all’inizio dell’inverno. Tuttavia, l’interpretazione più plausibile e accettata è quella che collega il nome al “Filugello” o “Filugillo”, che fa riferimento al baco da seta. I monaci cistercensi, infatti, introdussero in Calabria la coltivazione del baco da seta durante il regno di Federico II di Svevia, e questa attività rappresentava una delle fonti di sostentamento più importanti per l’abbazia.
Le prime tracce storiche
Il primo documento che attesta l’esistenza del monastero risale al 1188, ma la sua fondazione è avvolta in un alone di mistero. Lo storico calabrese seicentesco Giovanni Fiore fa risalire la fondazione dell’abbazia al VI secolo, attribuendola all’Ordine di San Benedetto. Se questa ipotesi fosse corretta, significherebbe che Sant’Angelo de Frigillo abbia origini molto più antiche di quanto si credesse inizialmente, ponendolo tra i monasteri benedettini più antichi della regione.
Un centro di potere religioso e politico
L’abbazia di Sant’Angelo de Frigillo ottenne una notevole indipendenza dall’autorità diocesana e divenne un centro di grande influenza grazie al sostegno sia dell’imperatore Federico II che del Papa. Questo periodo di protezione e autonomia permise alla comunità monastica di prosperare, trasformando il monastero in un centro spirituale, economico e politico di primo piano. Sotto la guida dei cistercensi, l’abbazia non solo si affermò come fulcro religioso, ma anche come punto di riferimento per l’economia locale, grazie alle sue attività agricole e alla coltivazione dei bachi da seta.
Il terremoto del 1349 e la rinascita
Nonostante la sua prosperità, l’abbazia fu colpita duramente dal terremoto del 1349, che provocò gravi danni alle strutture e costrinse i monaci ad abbandonare temporaneamente il sito. Solo dopo diversi decenni fu possibile restaurare il monastero e riportare in vita la comunità monastica. Questo evento segnò una battuta d’arresto nella storia dell’abbazia, ma la resilienza dei monaci permise la sua rinascita.
La soppressione e la trasformazione
L’abbazia di Sant’Angelo de Frigillo visse una seconda crisi nel 1652, quando papa Innocenzo X decise di sopprimerla, un destino che toccò a molte altre istituzioni religiose durante quel periodo di riforme. Tuttavia, sei anni più tardi, papa Alessandro VII decise di riaprirla, seppur con uno status ridimensionato: venne trasformata in grangia dell’Abbazia di Santa Maria della Matina, un altro importante monastero cistercense della regione. La funzione primaria dell’abbazia come centro religioso fu gradualmente ridotta e nel 1795 la struttura venne definitivamente convertita in una semplice chiesa rurale.
Le reliquie e il patrimonio spirituale
Nel corso dei secoli, l’abbazia di Sant’Angelo de Frigillo divenne famosa non solo per la sua posizione strategica e le sue attività economiche, ma anche per la presenza di numerose reliquie di santi, che attiravano fedeli e pellegrini da tutta la regione. Queste reliquie, custodite con grande devozione dai monaci, rappresentavano un tesoro spirituale di inestimabile valore e contribuivano a rafforzare il prestigio dell’abbazia nel panorama religioso calabrese.
Oggi, l’Abbazia di Sant’Angelo de Frigillo rappresenta un pezzo fondamentale della storia monastica e culturale della Calabria. Sebbene abbia subito momenti di declino, resta un simbolo di resilienza e di profonda spiritualità. I secoli di storia che la attraversano, dalle sue origini controverse alle fasi di splendore e crisi, testimoniano l’importanza che questo luogo ha avuto per la comunità locale e per l’intero territorio calabrese.
Nicoletta Esposito
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