Nel vario e complesso panorama artistico dell’Ottocento, la figura di Andrea Cefaly, risulta essere quella più rappresentativa di tutto il XIX secolo calabrese.
A Cefaly spetta il merito della riscossa artistica della nostra regione, con una cospicua produzione artistica, tra dipinti e pitture murarie dai temi più vari e con la fondazione a Cortale nel 1862, nei pressi della propria abitazione dell’Istituto Artistico e Letterario, una vera e propria scuola d’arte, per giovani pittori.
Accenni bibliografici
Andrea Cefaly nato a Cortale il 31 agosto 1827, fin da bambino ebbe la vocazione dell’arte a tal punto da essere definito un genio calabrese, per la sua abilità nel disegnare senza aver preso nessuna lezione.
La passione per l’arte lo portò a frequentare il Collegio degli Scolopi di Catanzaro e poi successivamente nel 1842 l’Accademia di Belle Arti a Napoli, dove fondamentali per la sua formazione furono gli insegnamenti di Giuseppe Bonolis, Filippo Palizzi e Domenico Morelli.
Una vita ricca e complessa quella del Cefaly, infatti, oltre che pittore fu anche patriota, scrittore e uomo politico.
Si spense in vecchiaia il 4 aprile del 1907.
Produzione artistica
Gli impegni civili insieme alle vicende familiari, s’intrecciarono a quelle artistiche, senza mai frenare il pittore, che usò sempre pennello e tavolozza, per la realizzazione di una cospicua produzione artistica, che può essere ben suddivisa in ritratti, dipinti di campagne garibaldine, quadri storici, dipinti di denuncia sociale e civile, dipinti della Divina Commedia, quadretti di genere, dipinti d’immaginazione e soggetti sacri.
Opere di carattere sacro
Se della sua vita familiare, dei suoi impegni civili, della sua formazione e produzione artistica ben si conosce; più celata e poco nota risulta essere la realizzazione di opere di carattere religioso.
Cefaly si dedicò all’inizio e alla fine della sua attività pittorica alla realizzazione di pitture sacre, proponendo una rappresentazione di figure di santi e madonne del tutto nuova e originale, con una percezione umanizzata dei soggetti, avvolti in un’atmosfera mistica, che risentono degli insegnamenti accademici e degli studi della tradizione napoletana del ‘500 e ‘600.
Esemplari sono gli affreschi datati 1885-1895, presenti sulla contro facciata della chiesa di Santa Maria Cattolica a Maida, aventi come soggetto Gesù tra i dottori nel tempio e Lasciate che i bambini vengano a me.
Due pitture che mettono in luce la profondità del pensiero teologico di Cefaly e rivelano un aspetto poco noto di quest’artista.
Gli affreschi
Gesù tra i dottori nel tempio
L’affresco mette in luce l’episodio del ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio, facendo fede al Vangelo di Luca, 2, 41-51.
La scena è ambientata all’interno del tempio di Salomone, ben riconoscibile dalla presenza delle colonne tortili.
Ne fanno da padrone cinque anziani (scribi) con la barba lunga e riccia, inquadrati dal drappeggio di pesanti vesti di colore scuro e dal capo coperto, raffigurati ammaliati, nell’atto di ascoltare con attenzione e stupore il giovane Gesù, raffigurato al centro della scena, nell’atto di contare sulle dita della mano destra, come a emulare le proprie argomentazioni.
Lo scriba in primo piano regge il rotolo, l’antica legge, che si va a contrapporre con la dottrina di Gesù, ovvero il Nuovo Testamento.
Lasciate che i bambini vengano a me
Il titolo dell’affresco è la celebre frase che Gesù disse ai discepoli che cercavano di allontanare coloro che portavano i bambini a ricevere la benedizione, e si rifà ai vangeli di Matteo, 19,13-15; Marco 10, 13-16; Luca,18, 15-17.
Cristo inquadrato dal drappeggio della veste rossa e dal manto blu, con la barba e i capelli lunghi, è rappresentato seduto, sul lato destro, nell’atto di accogliere e abbracciare due bambini, i puri di cuore, che manifestano la gioia dell’essere accolti, con sguardi d’intesa, penetranti, intensi e sbigottiti.
Altri fanciulli sopraggiungono accompagnati dalle madri, rappresentati sul lato sinistro dell’opera, che appare però poco visibile a causa della caduta del pigmento di colore per infiltrazioni di umidità.
Si scorge una rappresentazione di Gesù umanizzato, si evince la sua natura umana dall’atteggiamento paterno e ricco d’amore.
Per la rappresentazione dei fanciulli Cefaly si è valso dello studio dal vero dei bambini del luogo.
Le caratteristiche pittoriche di Andrea Cefaly
Gli affreschi si caratterizzano per l’alternanza cromatica, per il gioco di luci e ombre, per la plasticità delle figure, per l’espressività e l’atteggiamento dei soggetti ritratti.
Si scorge la peculiarità nel saper gestire le figure nello spazio, nella morbidezza del tocco, nell’attenzione del dettaglio, nel riprodurre il sensibile e l’intellegibile, ma soprattutto nel dipingere a macchia, il tuto avvolto in un’atmosfera mistica.
Un uomo dalle mille sfaccettatura Cefaly, di grande cultura e ingegno, un artista completo degno di nota.
Roberta Buccafurni
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