Avena, piccolo borgo ormai disabitato della Valle del Lao in Calabria, è uno dei tanti “paesi fantasma” italiani che racconta una storia di abbandono e resilienza. Arroccato su un promontorio roccioso, il paese conserva ancora oggi i resti di un passato che, seppur segnato dal tragico terremoto del 1982, non è mai stato dimenticato. Quell’evento sismico spinse la popolazione a cercare rifugio altrove, lasciando dietro di sé edifici, strade e una quotidianità interrotta bruscamente.
L’atmosfera di Avena
Passeggiare tra i vicoli di Avena è un’esperienza unica, un’immersione in un tempo sospeso. Le abitazioni private, molte delle quali ancora in piedi, sembrano cristallizzate in una dimensione parallela. Gli oggetti di uso quotidiano – stoviglie, arredi, utensili – sono ancora lì, come se i loro proprietari fossero pronti a tornare da un momento all’altro. È facile immaginare la vita che un tempo animava queste case: il profumo del pane appena sfornato, le voci dei bambini, il ritmo lento ma costante della vita rurale.
Oggi, il silenzio regna sovrano. Solo il vento e i rari passi dei visitatori interrompono la quiete che avvolge il borgo. Tuttavia, questa quiete ha un fascino particolare, quasi mistico, amplificato dalla posizione panoramica del paese. Dal promontorio su cui è arroccato Avena, lo sguardo spazia sulle colline circostanti e sulla Valle del Lao, offrendo uno spettacolo naturale mozzafiato.
Le testimonianze storiche
Nonostante l’abbandono, Avena conserva ancora tracce della sua storia secolare, testimoniata da edifici di grande interesse architettonico e culturale. Uno degli esempi più suggestivi è la Chiesa della SS. Trinità, risalente al XVI secolo. Sebbene ormai in rovina, la chiesa rappresenta un punto di riferimento spirituale e culturale per gli abitanti del passato. I suoi resti raccontano una storia di devozione e di comunità, mentre le sue mura, seppur danneggiate, sembrano ancora custodire un senso di sacralità.
Un altro luogo carico di fascino è il Castello, antico baluardo difensivo che dominava la valle. Le sue rovine, intrise di storia, ricordano l’importanza strategica del borgo in epoche passate, quando Avena, come molti altri piccoli centri dell’entroterra calabrese, era una postazione difensiva contro le incursioni e un simbolo del potere locale.
Il terremoto del 1982 e lo spopolamento
Il terremoto del 1982 segnò il destino di Avena. Sebbene i danni materiali non fossero devastanti come in altre zone, l’evento causò un trauma profondo nella comunità. Molti abitanti, già provati da difficoltà economiche e dall’isolamento geografico, decisero di lasciare definitivamente il paese per stabilirsi in centri più sicuri e con maggiori opportunità.
Lo spopolamento di Avena non fu immediato, ma graduale. Le famiglie che inizialmente abbandonarono le loro case con la speranza di ritornare, finirono per ricostruire la loro vita altrove, lasciando dietro di sé un paese che progressivamente sprofondava nel silenzio. Oggi, Avena è un luogo di memoria, dove i segni della vita passata convivono con l’assenza del presente.
Un patrimonio da riscoprire
Nonostante l’abbandono, Avena continua ad attrarre visitatori e curiosi che si avventurano tra le sue rovine alla scoperta di un pezzo di storia calabrese. Per molti, è un luogo che racconta non solo la storia di un terremoto, ma anche la condizione di tanti piccoli borghi italiani che, per varie ragioni, hanno visto svuotarsi le loro strade.
Il fascino di Avena sta proprio in questo: nell’essere un luogo dove la vita sembra essersi fermata, dove ogni pietra, ogni oggetto abbandonato racconta una storia. Oggi, ci sono iniziative che mirano a valorizzare questi borghi fantasma, preservandoli come musei a cielo aperto, testimoni di un passato rurale che rischia di essere dimenticato.
Avena non è solo un paese fantasma, è il simbolo di una comunità che, nonostante le difficoltà, ha lasciato un’impronta indelebile nel paesaggio calabrese. Passeggiare tra le sue strade deserte è come fare un viaggio nel tempo, un’esperienza che invita alla riflessione sul valore della memoria e sulla fragilità della vita umana di fronte agli eventi naturali.
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