Tra i calabresi eccellenti anzi, tra le calabresi eccellenti, vi portiamo oggi il ricordo di una grande donna che nel periodo più buio della nostra storia non ha mai smesso di lottare per la libertà: Carmelina Montanari.
L’infanzia
La nostra calabrese eccellente nasce a Siderno il 24 Gennaio del 1920. La sua vita fu purtroppo piena di sofferenza fin dalla sua nascita, la difterite aveva fatto temere ai suoi genitori di perderla quando aveva solo pochi giorni.
Quando Carmelina aveva tre anni la sua famiglia si trasferì a Bologna ma lei e la madre tornavano spesso a Siderno.
Perse il papà quando aveva solo otto anni e così fu la madre sarta ad occuparsi della famiglia. Carmelina dovette abbandonare gli studi per lavorare e aiutare la sua famiglia.
Gli anni del fascismo
Proveniente da un ambiente socialista visse gli anni del fascismo e sin da subito si riscoprì antifascista. Conobbe il marito Bruno quando questi era già stato più volte arrestato e fu accusata di essere una puttanata (volutamente non censuriamo il termine) per aver sposato un comunista per giunta con rito civile. Persero la loro figlioletta di 10 mesi a causa di una polmonite fulminante.
La resistenza
Sfollata a Bagnarola (Budrio) negli anni della guerra, per sfuggire ai bombardamenti aerei, dopo l’inizio della lotta di liberazione si trasferì a San Giovanni in Persiceto. Militò prima nella 63a brigata Bolero Garibaldi e successivamente nella 7a brigata GAP Gianni Garibaldi.
Fu tradita da un contadino per 5 kg di sale e arrestata insieme al marito il 27 febbraio 1945 in località Tassinara (San Giovanni in Persiceto).
I tedeschi condannarono a morte il marito Bruno e alla deportazione in Germania una tra le più importanti calabresi eccellenti del ventesimo secolo: Carmelina Montanari
Dopo averli consegnati ai carabinieri questi acconsentirono a far trascorrere ai coniugi la loro ultima notte insieme. Fu quella notte che concepirono la figlia Renata. L’indomani Bruno fu messo su un treno per essere portato sul luogo della condanna a morte ma un bombardamento gli permise di fuggire. Anche Carmelina trasferita a Bologna per essere torturata riuscì a scappare. Nessuno dei due coniugi sapeva nulla dell’altro. Bruno intraprese un lungo viaggio per tornare a casa.
La partigiana
Carmelina incinta continuava a svolgere il suo ruolo di partigiana: tra staffette, cura dei partigiani feriti e trasporto di armi. Era la fine di Maggio del ’45 quando Bruno, magro e sofferente poté riabbracciare la sua amata e la sua bambina.
Carmelina fu riconosciuta partigiana dal 9 Settembre del 1943 fino alla liberazione.
Dopo la guerra fu segretaria dell’ UDI, Unione Donne Italiane.
Morì a causa del cancro il 30 Settembre del 2008.
Sabina Maiolo
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