Tra i calabresi eccellenti merita certamente menzione straordinaria il medico pediatra professore Rocco Jemma.
Tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento Jemma contribuisce a fondare la pediatria in Italia.
Il contesto
Jemma nasce a Laureana di Borrello (RC) nel 1866 nella frazione di Stellitanone. La sua famiglia composta prevalentemente da giuristi apparteneva alla piccola borghesia. Rocco Jemma però terminati gli studi non assecondò la tradizione familiare e così, uno dei nostri calabresi eccellenti, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Napoli.
Il periodo genovese
Jemma si laureò e si trasferì a Genova, sotto la guida di uno dei più importanti clinici italiani dell’epoca: Edoardo Maragliano, ideatore e realizzatore della prima vaccinazione antitubercolare (detta “vaccino Maragliano”).
A Genova Jemma si dedicò allo studio della patologia infettiva, si deve al calabrese il suo contributo all’impiego a scopo diagnostico e terapeutico della puntura lombare introdotta pochi anni prima.
Jemma in Francia
Fu Maragliano a invitare Jemma a recarsi a Parigi per seguire i corsi di due eccelsi pediatri dell’epoca: Hutinel e Marfan.
In Francia Rocco Jemma scopre il suo amore per la pediatria. Tornato in patria, conseguì la libera docenza in patologia e clinica pediatrica e assunse la direzione della sezione pediatrica affidatagli dal Prof. Maragliano.
Una clinica pediatrica per Palermo
A soli tre anni di distanza, nel 1903, Jemma vinse la cattedra di clinica pediatrica dell’Università di Palermo, cattedra che era stata istituita da pochissimo tempo. Qui lo accolse e lo introdusse negli ambienti culturali Ignazio Florio. Quest’ultimo fu per sempre grato a Jemma per aver curato la figlia Igea.
Ma l’Università di Palermo non aveva nessuna struttura né didattica né di degenza per la pediatria.
Fu grazie al nostro calabrese eccellente che in meno di tre anni venne costruita una nuova clinica pediatrica che lo stesso Rocco Jemma inaugurò il 27 aprile 1908 alla presenza delle autorità. La nascita della Clinica Pediatrica di Palermo rese la città una delle sedi di maggior prestigio per la pediatria.
Rocco Jemma è senz’altro uno dei calabresi eccellenti che in Sicilia ha lasciato un segno, a lui è stata dedicata una via.
Il ritorno a Napoli
Nel 1913 torna a Napoli e occupa la cattedra di pediatria. A Palermo gli succede per incarico Giovanni Di Cristina che già frequentava la Clinica fin dal 1909.
Nell’università di Napoli fu preside di facoltà negli anni accademici dal 1920-21 al 1929-30, a eccezione del 1921-22, 1925-26 e 1926-27.
Nel 1929 fonda una nuova clinica pediatrica a Napoli. Assunto il nuovo incarico, provvide anzitutto a riorganizzare e a rendere più efficienti i locali della clinica e poi si dedicò interamente all’attività didattica.
Nel 1934 pubblicò, insieme a Carlo Comba, il più grande trattato di Pediatria italiana, un’opera che raccoglieva i contributi dei Maestri della pediatria della nazione. Nel 1936 è nominato professore emerito.
Jemma fu anche presidente regionale della croce rossa campana. Negli ultimi anni si dedicò interamente alla pubblicazione. Morì a Napoli nel 1949, un anno dopo un busto marmoreo nel reparto della sua pediatria ne tenne vivo il ricordo.
Gli studi
Gli studi di Jemma si focalizzano principalmente sulle malattie infettive e la nutrizione infantile.
Il periodo palermitano fu il più prolifico: studiò in particolare la tubercolosi in età evolutiva e la leishmaniosi. Gli studi sulla leishmaniosi permisero a due suoi allievi, Giovanni Di Cristina e Giuseppe Caronia, di scoprire la cura basata sulla somministrazione, per via endovenosa, di antimonio sotto forma di tartaro stibiato, tuttora valida. Sempre in collaborazione con Di Cristina e Caronia, si occupò della vaccinoterapia in corso di tifo. I suoi studi si concentrarono anche su pertosse, brucellosi, paratifo, l’eziopatogenesi dei principali esantemi infettivi dell’infanzia e sulla lue congenita.
L’eredità più importante di Jemma fu senz’altro la sua scuola dalla quale uscirono i più grandi pediatri italiani.
Il legame con la sua terra
Rocco Jemma non dimenticò mai la sua Calabria, spesso tornava alla sua casa natia.
Dal 1931, fino alla sua morte, fu presidente generale della Società Medico-Chirurgica Calabrese: organizzò la società suddivisa in tre sezioni (cosentina, reggina e catanzarese) e presentò vari congressi che si svolsero nelle diverse città calabresi.
Aprì il primo di questi congressi a Cosenza:
«Questa mia Calabria, ricca di fede e di ingegno…ed è tutta gonfia e palpitante di vita come questa magnifica terra nostra che il sole bacia e l’operosa fatica degli uomini benedice.»
Il comune di Laureana di Borrello gli ha assegnato recentemente il premio Elefantino d’oro alla memoria e lo ricorda con una lastra in marmo posta sulla facciata della casa natale, nel centro della frazione di Stellitanone.
Sabina Maiolo
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