Il castello di Pizzo e la leggenda del fantasma di Gioacchino Murat

Il castello di Pizzo o di Gioacchino Murat viene chiamato così in quanto quest’ultimo venne fucilato al suo interno, infatti molti accostano al castello la leggenda del suo fantasma.

Il castello di Pizzo

Complessivamente il castello conserva il suo aspetto originario, una volta si accedeva all’interno attraverso un ponte levatoio oggi sostituito con un piano di calpestio in muratura.

Nella parte superiore della porta d’ingresso vi è una lapide che ricorda Gioacchino Murat cognato di Napoleone.

L’edificazione del castello avvenne in due periodi differenti: la prima parte intorno al 1300 ed era costituito dalla torre più grande detta torre Mastia o di avvistamento e venne costruita dagli Angioini per difendere i centri abitati costieri dalle incursioni saracene.

La seconda parte venne costruita da Ferdinando I d’Aragona il quale decise di fortificare i luoghi costieri più esposti e con l’ordinanza del 12 novembre 1480, decretò per la Calabria la fortificazione di Reggio e la costruzione dei castelli di Crotone, Cariati, Corigliano, Belvedere, Pizzo ed altri. 

A Pizzo venne aggiunta anche la torre Angioina molto più piccola della precedente e venne costruita la torre di guardia.

Il castello è composto da due piani: uno a livello stradale e uno superiore, nei sotterranei è vietato l’accesso ma alcuni sostengono che porti nei pressi di Vibo Valentia o  nei pressi dell’Angitola. 

Il terremoto del 1783 distrusse le camere superiori del castello che furono in seguito riedificate nel 1790 a cura dell’amministrazione Ducale. 

Dalla terrazza del castello si può osservare il Golfo di Sant’Eufemia, lo Stromboli e si può anche ammirare la piazza di Pizzo.

Gioacchino Murat

“Mirate al petto… non al viso” sono le ultime parole pronunciate da Gioacchino Murat prima di essere fucilato.

All’interno del castello vi è la ricostruzione storica che riproduce gli ultimi giorni della sua vita. 

Nacque il 25 marzo del 1767 a Bastide-Fortunière oggi Bastide-Murat nel Dipartimento del Lot.

La sua famiglia per lui aveva sognato una carriera ecclesiastica ma il giovane non sentiva alcuna vocazione pertanto si arruolò in cavalleria nel sesto reggimento dei cacciatori delle Ardenne. Nel 1985 sostenne Napoleone a Parigi contro l’istruzione lealista e lo seguì anche nella campagna d’Italia e in quella di Egitto dove venne nominato generale e fu determinante per la vittoria di Abukir contro i turchi.

Nel 1800 riuscì a sposare la sorella di Napoleone anche se quest’ultimo era contrario al matrimonio. Nel 1808 Napoleone con l’editto di Bayonne lo proclamò re di Napoli, in città fu ben accolto dalla popolazione ma non tanto dal clero. 

Fu molto bravo a governare sia in politica interna che in politica estera.

La goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che Murat strinse un’alleanza con l’Austria e questo comportò l’abbandono del comando dell’armata francese impegnata sul fronte russo e gli causò l’antipatia di Napoleone che non accettò più il suo aiuto.

Gioacchino Murat approda al castello di Pizzo

Murat tentò  di riconquistare il regno di Napoli finito nelle mani dei Borboni ma salpato da Ajacco si ritrovò  a Pizzo Calabro, nel territorio nemico, a causa del tradimento del capo battaglione.

Venne subito fatto prigioniero nel castello aragonese e fucilato pochi giorni dopo, l’unica cosa che chiese prima di morire fu quella di scrivere una lettera a sua moglie e alle sue figlie lontane. 

Per quanto riguarda il corpo del Re di Napoli, secondo alcuni sarebbe sepolto nella navata centrale della chiesa di San Giorgio del castello o forse nella fossa comune di Pizzo, altri sostengono che venne decapitato e la sua testa offerta al Re.

La leggenda del fantasma di Giacchino Murat

A tal proposito vi sono varie leggende che riguardano il fantasma di Murat: alcuni narrano che la sua anima tormentata vaghi nel castello in cerca di pace,  altri sentono agghiaccianti strepiti di catene nella chiesa dove sarebbe custodito il suo corpo segno del fatto che il re non si vuole arrendere di fronte alla morte, altri vedono apparizioni improvvise, strane illuminazioni e sentono delle voci come se lo lo spirito di Gioacchino Murat si aggiri ancora nel castello cercando di conquistare il proprio regno e la benevolenza di Napoleone Bonaparte.

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