La Brasilena, bibita calabrese frizzante al gusto di caffè, ha fatto la sua comparsa sul mercato negli anni ’80, conquistando rapidamente gli appassionati di soft drink. Inizialmente diffusa nel sud Italia, principalmente in Calabria, Puglia, Sicilia e Campania, oggi è apprezzata anche all’estero, con un crescente interesse da parte di consumatori americani, cinesi e australiani.
Le radici della bibita e l’idea del nonno
La storia della Brasilena ha radici più profonde dell’azienda che la produce, Acqua Calabria. Già negli anni ’30, il nonno del proprietario Cesare Cristofaro gestiva un emporio dove preparava bevande artigianali, tra cui una gazzosa al caffè. Questa idea innovativa nacque dall’intuizione di infondere il caffè tostato nell’acqua frizzante, creando una bibita unica per i suoi clienti. Tuttavia, all’epoca, la bevanda non poteva essere commercializzata in bottiglie o con un marchio registrato, e veniva venduta sfusa.
L’evoluzione del marchio Brasilena
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il progressivo allentamento delle regolamentazioni e la necessità di etichettare i prodotti, la famiglia Cristofaro riuscì a registrare il nome “Brasilena” negli anni ’60. La produzione della bibita avviene nello stabilimento di Girifalco, un piccolo paese in provincia di Catanzaro. L’azienda decise di puntare sulla qualità degli ingredienti, utilizzando acqua oligominerale calabrese, e nel 1982 lo stabilimento venne ampliato per aumentare la produzione. Oltre alla Brasilena, l’azienda produce altre bibite, come la gazzosa al limone.
Ingredienti e packaging della Brasilena
La ricetta della Brasilena prevede solo aromi naturali estratti dal caffè, infusi nell’acqua oligominerale calabrese, e viene apprezzata per la sua versatilità, potendo essere consumata sia da sola che in cocktail. Il packaging della bibita è inconfondibile: richiama gli anni ’60 e rispecchia l’etica ecologica dell’azienda, che predilige l’uso del vetro per l’80% delle bottiglie, con l’alluminio utilizzato solo per esigenze specifiche di mercato.
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