La riscoperta della gelsibachicoltura a San Floro

“Non vogliamo vivere in posti dove non si vede più il cielo”, la frase che esprime il desiderio di tre ragazzi di trent’anni, Miriam Pugliese, Domenico Viviano e Giovanna Bagnato, che dopo studi ed esperienze in Italia e all’Estero, hanno deciso di ritornare in Calabria e dare avvio alla coltivazione del baco da seta. 

Il progetto della gelsibachicoltura a San Floro

Nel 2013 nasce la cooperativa Nido di Seta, basata sul recupero dell’allevamento dei bachi e la produzione della seta, a San Floro, una cittadina in provincia di Catanzaro, nella Valle del Corace, con poco più di 700 anime. 

Un progetto che ha portato i tre ragazzi a scommettere sul proprio futuro nel territorio calabro e che oggi è diventata un’idea d’impresa. Riprendendo una delle storie più antiche della Calabria: la gelsibachicoltura, hanno ridato un’importanza storico-culturale all’hinterland catanzarese, infatti tra il 1300 e il 1700 Catanzaro era la capitale europea della seta, inoltre fino al 1770 veniva prodotto il damasco catanzareseil tessuto più pregiato per eccellenza. 

L’attività ha avuto inizio nel 2015 in un terreno di cinque ettari, di proprietà del comune di San Floro, donato in concessione, che consta tre mila gelsi e un museo della seta all’interno del castello, tutto da recuperare. 

Grazie alla tenacia, al lavoro, alla determinazione, alla voglia di farcela e al recupero delle tradizioni nella produzione della seta, nella tintura dei tessuti con pigmenti naturali del territorio, come la cipolla di Tropea, l’uva di Cirò, le radici e i fiori; i tre ragazzi hanno creato dopo aver anche studiato in Asia, Thailandia, India e Messico, una vera e propria filiera, un processo lungo e complesso, che coinvolge anche le donne del luogo, che parte dall’allevamento dei bachi, al dipanamento dei bozzoli, alla torchiatura e una volta che il filato di seta è divenuto filo è pronto per essere tessuto con telai esclusivamente manuali per dare vita a gilet,       tshirt, cravatte, sciarpe, cappelli, fasce per capelli, foulard e gioielli. 

Un’attività che non si limita solo alla lavorazione della seta, ma anche alla produzione delle confetture di more, il frutto del gelso di cui i bachi ne sono ghiotti; di tisane con le stesse foglie, ottime per regolare la glicemia e addirittura anche il legno che deriva dalla potatura viene impiegato per la realizzazione di mobili. Tutto viene lavorato, prodotto e trasformato in maniera naturale e sostenibile dandone nuova vita. 

Il museo della seta a San Floro

Un progetto completo che si caratterizza anche di un museo della seta all’interno del quattrocentesco castello sito nel centro storico di San Floro. Un museo dinamico e interattivo che permette al visitatore oltre alla conoscenza degli antichi strumenti della tradizione artigianale e agricola calabrese, anche la possibilità di cimentarsi nella tessitura e nei segreti delle tinture naturali.

Inoltre la presenza di laboratori didattici permette a bambini e ragazzi la conoscenza del mondo della gelsibachicoltura; così come veri e propri corsi annuali permettono la trasmissione del sapere di quest’antica arte artigianale. 

Una bellissima storia di cultura e tradizione, senza tralasciare il turismo, che porta milioni di visitatori ogni anno da tutto il mondo. Un’iniziativa da cui prendere esempio per incentivarne delle altre per poter sempre più valorizzare il nostro territorio e puntare su un futuro locale. 

Roberta Buccafurni

Se volete conoscere la storia del baco da seta e il suo sviluppo: Il baco da seta, tra storia, sviluppo e tradizione.

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