La Strina

La Strina è una tradizione Calabrese. Oggi limitata a pochi paesi dell’entroterra ma fino ad una cinquantina di anni fa era parte delle usanze di gran parte della Calabria sia per Natale che per Capodanno.

La Strina a Serra San Bruno

A Serra San Bruno ad esempio per capodanno un’allegra compagnia girava per le vie del paese con una grossa pietra cantando e recitando versi.

Venivano poi invitati nelle case e quando entravano recitavano: “facitimi di strijna ch’esti di Capudanno e tantu uoru mu vi trasa ogni anno” a questo punto poggiavano la pietra per terra e il padrone di casa dava loro qualcosa in cambio con l’augurio che una fortuna grossa quanto la pietra entrasse in quella casa.

Nel cosentino

Ma nei paesi del cosentino la strina è proprio il canto che richiama un tipico “canto dei questuanti” che viene fatto in versi e che è accompagnata da alcuni oggetti della tradizione che altrimenti sarebbero in disuso.

È il caso dei “sazeri” conosciuti anche come “martari” o meglio ancora conosciuti come “ammaccasali”. Si tratta semplicemente dell’antico attrezzo in bronzo usato per “ammaccare” il sale grosso.

Spesso al suono di uno o più di questi strumenti si accompagna una chitarra, un mandolino, un tamburello ed una fisarmonica. Tutto dipende dal numero dei “cantori”.

I suonatori e i cantori

Il gruppo di suonatori e cantori si reca di  casa in casa a portare la “buona novella” della nascita di Cristo, ottenendo in pagamento ed in ringraziamento un tempo beni di consumo come uova, formaggio, olio, vino e salumi.

Oggi ottenendo l’ospitalità dei calabresi con un buon bicchiere di vino!

La “strina” viene solitamente cantata nel periodo che va dalla sera della celebrazione della festa della Immacolata Concezione l’otto dicembre alla sera dell’Epifania il sei gennaio.

Col tempo questa bella e conviviale tradizione è andata via via scomparendo ma ad oggi sono molti i giovani che affascinati da ciò che eravamo hanno ripreso ad effettuare questi canti.

Come si svolge?

Vediamo in dettaglio come si svolge la strina, si inizia augurando a tutta la famiglia tante gioie e benedizioni per passare poi agli auguri singoli ad ogni componente del nucleo familiare che viene chiamato per nome e al quale nome si lega un particolare augurio in rima. Si passa poi come già detto alla richiesta dei doni “fammi la strina”.

Nel caso poi qualcuno non volesse aprire la porta, rarissima ipotesi,
“cantaturi” si vendicherebbero con stornelli sdegnati e pieni di profezie di disgrazie che pur non essendo di grave entità non sono di certo liete come ad esempio: “ammienzu sta casa ci penda nu lazzu, quanno ti lavi mu ti ruppi nu vrazzu”!

Sono molte le varianti locali degli stornelli ma il ritmo sul quale viene cantata la “strina” è identico in tutti i paesi.

Breve video: La Strina

Sabina Maiolo

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