La Tarantella Calabrese

Uno dei tratti distintivi della nostra cultura, motivo di orgoglio e compagna di tante delle nostre meravigliose feste di paese è lei: la Tarantella Calabrese.

La Tarantella Calabrese è una espressione coreutica-musicale che si distingue dalle altre tarantella del sud Italia. La nostra è una tarantella a sé stante!
In essa ad esempio non ritroviamo alcun riferimento esoterico ai tarantolati, come accade invece nella tarantella pugliese.

La Tarantella Calabrese deriva dalla danza greca classica e infatti ne riprende gli atteggiamenti.


La danza greca è “danza di terra”, possiede movimenti ispirati a esigenze mimiche portate ad una libertà gestuale. Il baricentro è all’altezza della cintura ed il corpo è sempre in posizione eretta.

Non sono accettati movimenti ben codificati in maniera simile al “ballu sardu” ed al “sirtaki” anch’essi di origine greca.

La nostra tarantella avviene in coppia e le coppie possono essere assortite come meglio pare!

Il ballo

Si crea un cerchio di ballerini: la rota;
A dirigere i ballerini è il maestro di ballo che chiama le coppie al centro della Rota per farli ballare.

Le braccia assumono diverse posizioni a seconda se uomo o donna: l’uomo tenderà a sollevarle e muoverle maggiormente, fino nella danza uomo-uomo, ad assumere l’atteggiamento di una sfida-lotta con il coltello. La donna invece non le solleva mai oltre la spalla muovendole leggermente, o le tiene poggiate sui fianchi con i palmi rivolti verso l’esterno simboleggiando un’anfora greca che mette in risalto i fianchi ed i segni.

Passi più importanti

I passi sono spesso doppi e ondeggiati. Il movimento del corpo dalla cintura in giù e dalla cintura in su sono indipendenti, il tronco è statico mentre le gambe sono freneticamente in movimento.

Un passo particolare è il soprappasso o “intricciata” dove i passi si intrecciano battendo un piede all’esterno dell’altro in maniera alternativa.

Un altro passo è il passo “illi adornu” che si esegue quando si è al bordo del cerchio mimando il volo di un uccello che cerca di incantare la preda per poi ghermirla e dirigendo a spirale con l’intento di portare l’altro ballerino verso il centro della “rota”.

Se l’avversario cede andrà verso il centro e verrà sostituito dal Mastro di ballo, in caso contrario potrebbe eseguire il passo: “tagghjapassu” (tagliapasso) cercando di interrompere il percorso a spirale.

Il tagghjapassu è usato dalla donna per sfuggire al corteggiamento dell’astante.

Quest’ultimo passo può portare alla “schermijata” ovvero il mimo con l’indice ed il medio della mano di un coltello che viene puntato prima contro l’astante e poi verso il cielo e da quel momento si mimano fendenti e affondi.

La donna può usare un foulard da agitare davanti all’avversario come sfida, mentre l’uomo per mostrare le sue capacità con i suoi passi per conquistarla e riuscire come simbolo di successo a scompigliarle i capelli (scapigghjarla), a toccarle il viso (nzigarla) o a prenderle il foulard (n’nnopiarla)

Il significato

Nella tarantella calabrese si va a conquistare uno spazio: la rota rappresenta il rione di appartenenza.
Se i ballerini sono uomini la loro danza rappresenta la conquista della spazio e il predominio di uno sull’altro.
Se i ballerini sono un uomo e una donna la danza rappresenterà il corteggiamento.

Gli strumenti

Gli strumenti caratteristici della tradizione calabrese sono: la zampogna, sostituita in seguito dall’organetto, accompagnata da un tamburello. In alcune zone si usava la pipita o i fischiotta, mentre nella zona della locride e del monte Poro si usa la lira calabrese.

Seguici sui nostri social

Youtube

Facebook

Instagram

Saby

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *