La tocchita o trocca che dir si voglia è il nome dialettale di un antico strumento ligneo calabrese, legato al Triduo Pasquale.
Potremmo definirlo uno strumento sacro, una campana di legno.
L’uso della Tocchita
Nei tre giorni che precedevano la Pasqua era proibito suonare le campane per la morte di Gesù, pertanto questo strumento dal rumore sordo e fragoroso, veniva usato per annunciare ai fedeli le funzioni religiose e per accompagnare il compianto di Gesù morto durante la processione del Venerdì Santo.
L’origine del nome
Il nome dello strumento ha una chiara origine onomatopeica, deriva infatti dal suono (troc, troc, troc…), simile al ticchettio del telaio in legno, che viene riprodotto muovendo la tocchita con la mano.
La forma della Tocchita
Lo strumento interamente realizzato in legno, poteva assumere forme diverse.


Come si può constatare dalla prima immagini, la tocchita si caratterizza da una tavola spessa circa un centimetro, lunga 20 cm e alta 30cm, intagliata in mezzo e nel centro dell’intaglio è fissato un rocchetto sul quale gira la parte del legno intagliata; mentre nella seconda constatiamo grandezze diverse nella realizzazione dello strumento, che si caratterizza da un’impugnatura nella parte superiore, per permettere con la rotazione del polso il movimento della tavoletta posta al centro della base collegata ad essa solo in due punti.
Proverbio
Un antico proverbio calabrese recita: “Trasi ca trocca e nesci ca campana“, cioè “entra al suono della trocca ed esce con il suono delle campane”.
Oggi è in disuso in quasi tutta la regione, ma fanno eccezione alcuni paesi come Jacurso dove si mantiene viva l’usanza dell’antico strumento.

Una tradizione che coinvolge storia, cultura, fede e identità locale.
Roberta Buccafurni
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