Mattia Preti, il Cavaliere Calabrese

Il calabrese eccellente di oggi è il pittore Mattia Preti, detto anche il Cavaliere Calabrese. Nato a Taverna il 25 febbraio del 1613, Preti è stato tra gli esponenti del caravaggismo e della pittura napoletana. A farlo diventare Cavaliere fu Papa Urbano VIII durante il suo periodo romano.

Gli esordi dell’artista sono legati alla sua terra di origine, la Calabria e più precisamente a Taverna, nel silano. Già in tenera età il pittore fu affidato al suo precettore, don Marcello Anania, parroco della chiesa di Santa Barbara di Taverna, che lo istruisce nella grammatica, nelle lettere e nel disegno. Fu proprio il suo precettore a metterlo in contatto con i più importanti circoli culturali romani.

Mattia Preti: gli inizi a Roma

Lasciata la piccola cittadina per la Capitale, il Cavaliere di Calabria inizia la sua attività di pittore insieme al fratello maggiore Gregorio. A Roma il giovane pittore conobbe le tecniche del Caravaggio. Sono di questi anni la tela della Flagellazione di San Giovanni Calibita, eseguita insieme al fratello Gregorio, nonché opere da cavalletto per una committenza specifica, con scene di musici, giocatori, o con scene su episodi evangelici.

Dalle testimonianze, non del tutto confermate, risulta che Mattia Preti abbia stazionato a Roma dalla Pasqua del 1646 e fino al 1651. I lavori per Sant’Andrea della Valle si collocano tra le più importanti commesse della Roma barocca di quegli anni, dove il pittore fu incaricato nel 1650 dal cardinale Francesco Paretti Montalto di affrescare nella volta della navata delle scene, dietro compenso di 800 scudi, con le Storie di sant’Andrea (Martirio, Crocifissione e Sepoltura)

Le commesse napoletane di Mattia Preti

I primi lavori che furono commissionati a Mattia Preti una volta giunto a Napoli furono tutti dentro la cerchia della comunità calabrese, come ad esempio gli affreschi per la chiesa di San Domenico Soriano, del 1653, luogo a cui fanno istanza i calabresi residenti in città, per la quale compì nella volta e nella cupola le Storie del santo. Purtroppo tutte queste opere vennero distrutte nel corso dell’Ottocento a causa di un violento terremoto che fece crollare l’intera navata.

Nel suo periodo napoletano, il Cavaliere Calabrese lavorò sia ad opere private che pubbliche. Tra le commesse private citiamo: le due versioni del Ritorno del figliol prodigo che ad oggi si trovano una a Capodimonte e l’altra al Palazzo Reale di Napoli. Le tele della Predica e del Banchetto di Erode, invece si trovano ad oggi negli Stati Uniti, mentre i Conviti di Baldassarre e di Assalone, si trovano entrambi a Capodimonte.

Tra le commesse pubbliche citiamo le tele per la volta di San Pietro a Majella, dove dipinse la Vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d’Alessandria, particolarmente apprezzate da Luca Giordano, chiamato per certificarne la bontà, il quale asserì che le opere «[…] sarebbero stati per l’avvenire la scuola della Radiosa Gioventù».

La peste del 1656 colpì la città di Napoli dimezzando la popolazione. Alla fine della pandemia furono avviate in città numerose opere pubbliche votive, dedicate alla Vergine o ai santi protettori di Napoli per aver salvato la città dall’evento drammatico. Tra le richieste più rilevanti di quegli anni, figurano quelle avanzate a Mattia Preti. La prima opera pubblica in tal senso risale alla fine del 1656 e fu richiesta ancora una volta da componenti della comunità calabrese (famiglia Schipani, cugini da parte di madre del Preti), che vollero per la chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi di Napoli la cosiddetta Madonna di Costantinopoli, uno dei rari dipinti firmati, dove la Vergine è ritratta assieme a altri santi protettori (Rosalia, Gennaro, Rocco, Giuseppe e Nicasio).

Dettaglio della Madonna di Costantinopoli, 1656, Museo di Capodimonte (Napoli). Al centro la dedica alla Vergine per lo scampamento dalla peste del 1656.

Gli ultimi anni del pittore calabrese

Dal 1661 in poi l’artista risulta stabilmente a Malta. Ma l’ombra oscura della peste lo seguì anche in questo suo ultimo viaggio. La peste investì violentemente anche Malta soprattutto nel 1676. Durante questi anni duri, il nostro Mattia Preti fu incaricato di ricostruire la chiesa di Sarria (Floriana), dove sviluppò anche il progetto architettonico, mentre per l’altare pensò una pala dell’Immacolata Concezione (1678).

Nel 1689 eseguì il Martirio di san Lorenzo per la chiesa omonima di Vittoriosa, a Napoli inviò per mare due tele, una per la chiesa di Monteverginella, con l’Adorazione dei pastori (1684) e una per la chiesa del Carmine Maggiore , dove eseguì la Vergine con san Simone Stock e il beato Franco.

Il Cavaliere di Calabria ci lascia nel 1699 a La Valletta.

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