Nicastrello

Nel cuore della Calabria, tra Capistrano e San Nicola da Crissa, si trova Nicastrello, uno dei borghi fantasma più emblematici del Meridione. Come altri paesi dimenticati come Africo, Cirella e Brancaleone, Nicastrello è stato abbandonato dai suoi abitanti, ma rimane un luogo che racconta la storia di una comunità che un tempo fioriva tra le colline del Vibonese.

Nicastrello

Un borgo avvolto nel mistero

Conosciuto in passato come Casaleru o Casalello, Nicastrello sorge nel bosco chiamato Fellà, un’area fitta e isolata che rende difficile il suo accesso. Non esistono indicazioni stradali che portano al borgo, e chi desidera visitarlo deve affidarsi alle indicazioni degli abitanti di Capistrano o San Nicola da Crissa, che con gentilezza possono accompagnare i visitatori tra i sentieri immersi nella boscaglia.

Le origini di Nicastrello

Le radici di Nicastrello risalgono intorno al X secolo, quando venne fondato come insediamento rurale. Il borgo, che una volta contava circa 500 abitanti, conobbe un graduale spopolamento, culminato alla fine degli anni ‘70, quando gli ultimi abitanti lasciarono definitivamente il paese. L’economia locale si basava soprattutto sull’agricoltura e l’estrazione della pietra calcarea, come testimoniano i resti di un mulino e tre cave di pietra ancora visibili oggi.

Secondo lo studioso Vito Teti, autore del saggio Il senso dei luoghi: memoria e storia dei paesi abbandonati sui borghi abbandonati di Calabria, il nome del borgo deriverebbe da Giovanne Antonio Nicastro, uno dei primi uomini a stanziarsi nella zona. Il legame con l’ex comune di Nicastro (ora parte di Lamezia Terme) è quindi inesistente, ma la storia del borgo è ricca di fascino e mistero.

Una comunità silenziosa, ma curata

Camminare tra le rovine di Nicastrello significa immergersi in una malinconia profonda. Le strade strette, ormai ridotte a tratturi invasi dalle erbacce, raccontano di un tempo in cui la vita scorreva lenta ma viva. Le case, pur abbandonate, sono mantenute in uno stato di cura da parte degli abitanti dei vicini paesi, molti dei quali hanno le loro radici proprio a Nicastrello.

La comunità locale ha preservato il ricordo di questo borgo, che, nonostante il passare del tempo e l’inevitabile degrado, conserva una dignità antica. Questo legame con il passato si manifesta in particolar modo nelle feste religiose che richiamano ogni anno le famiglie che un tempo popolavano il borgo.

La Chiesetta di San Filippo e Santa Elena

Uno dei luoghi più significativi di Nicastrello è la chiesetta dedicata a San Filippo e Santa Elena, simboli della spiritualità e della devozione della comunità. Anche se la chiesa oggi non è più utilizzata regolarmente, continua a essere il fulcro di importanti celebrazioni. San Filippo viene celebrato il 26 giugno e Santa Elena il 18 agosto, date in cui il borgo si anima nuovamente.

In questi giorni, Nicastrello rivive: le sue stradine deserte si riempiono di voci e di vita, e le famiglie tornano a percorrere i sentieri del borgo come facevano un tempo. È un momento di ritorno alle origini, di memoria e di tradizione, in cui il passato si intreccia al presente per qualche giorno, prima di lasciare nuovamente spazio al silenzio della natura.

Un patrimonio da scoprire

Nicastrello rappresenta uno dei tanti borghi fantasma della Calabria, ma la sua storia e il legame mantenuto vivo dagli abitanti dei paesi circostanti lo rendono un luogo unico. Per chi ama l’esplorazione e l’avventura, il borgo offre un’esperienza fuori dal tempo, immersa nella tranquillità della natura e nel fascino delle rovine.

Nonostante la difficoltà nell’arrivarci, la visita a Nicastrello è un viaggio emozionante, tra storia, leggenda e fede, alla scoperta di un pezzo importante del passato calabrese. Un luogo che, pur abbandonato, continua a vivere nei cuori di chi lo ricorda e lo celebra ogni anno, mantenendo viva la memoria di una comunità che non è mai scomparsa del tutto.

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