Il Santuario della Madonna di Porto – Gimigliano (CZ) ha una storia molto particolare ed emozionante.
Intorno al 1625 scoppiò la peste in Sicilia e in poco tempo fece migliaia di vittime. In seguito arrivò anche in Calabria in contemporanea a delle scosse di terremoto che investirono il territorio da Marzo a Novembre del 1626.
Il quadro della Madonna di Costantinopoli
Così il popolo iniziò a cercare conforto in Dio, in quegli anni si era sviluppata la fama del culto della Madonna di Costantinopoli venerata molto a Napoli. Due sacerdoti decisero di accontentare la popolazione e commissionarono il quadro. L’artista fu un pittore di Gagliano di nome Marco Pizzuto soprannominato Marcangione.
Il pittore iniziò ad abbozzare il dipinto e il giorno seguente mentre si avvicinò per riprodurlo lo vide completato.
Il quadro rientra nella tipologia delle Acheropite: cioè immagini non dipinte da mano umana.
Rappresenta una donna che tiene in braccio Gesù nell’atto di allattarlo al seno. Sullo sfondo due angeli sostengono una cortina con una mano mentre con l’altra sorreggono la corona della vergine.
Il Santuario della Madonna di Porto
Nel 1753 la Madonna apparve in sogno a un giovane di nome Pietro Gatto, in paese non era benvoluto in quanto era considerato un brigante e quindi era sempre costretto a nascondersi.
La Madonna lo invitò a cambiare vita dicendogli di erigere una piccola cappella “cona” con la sua immagine, simile a quella del quadro esistente posto nella chiesa di Gimigliano, in un luogo detto Porto.
Nessuno gli volle credere così costruì il monumento con le sue stesse mani indossò un saio da frate e mutò il suo nome in Fra Costantino.
Accanto alla cappelluccia sorse un piccolo Santuario costruito per preservare la costruzione di Pietro Gatto ed iniziò ad essere una meta di pellegrinaggio.
Il Santuario della Madonna di Porto è stato il primo ad essere riconosciuto diocesano nel territorio di Catanzaro-Squillace ed è diventato uno dei centri più alti della spiritualità mariana in Calabria.
La festa si celebra il martedì dopo la Pentecoste.
Nicoletta Esposito
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