Spilinga

Spilinga, situata nell’altopiano del Poro nella provincia di Vibo Valentia, è celebre per la sua produzione di ‘nduja, e dal 1975 ogni 8 agosto ospita la tradizionale sagra dedicata a questo prelibato salume.

Spilinga

Il Monte Poro

L’Altopiano del Monte Poro è rinomato per la coltivazione di prodotti tipici locali come la cipolla rossa di Tropea, i fagioli bianchi di Caria e l’olio d’oliva. Qui è possibile deliziarsi con specialità come i fileja, il pecorino del Monte Poro e, ovviamente, la rinomata ‘nduja.

Il comprensorio del Poro include 15 comuni, tra cui: Briatico, Drapia, Filandari, Joppolo, Limbadi, Nicotera, Parghelia, Ricadi, Rombiolo, San Calogero, Tropea, Zaccanopoli, Zambrone e Zungri.

Origine del nome 

Nel suo saggio, il rinomato filologo tedesco Gerhard Rohlfs (1892-1986), acclamato studioso dei dialetti calabresi, approfondisce le affascinanti origini del nome “Spìlinga”. Le sue ricerche, documentate negli “Studi e ricerche su lingua e dialetti d’Italia” aprono uno spaccato sulla ricca storia linguistica della Calabria.

Il termine “Spìlinga” non è solo il nome di un comune, ma anche una designazione frequente per contrade in diverse località calabresi, tra cui Africo, Antonimina, Ardore, Bovalino, Brancaleone, Canolo, Caulonia, Ciminà, Galatro, Gioiosa, Mammola, Oppido, Palizzi, Rizzìconi, Roccaforte, Samo, Santagata del Bianco, Santa Cristina, San Luca (tutti in provincia di Reggio Calabria). Nella provincia di Catanzaro, che comprendeva anche l’odierna provincia di Vibo Valentia ai tempi di Rohlfs, “Spìlinga” appare nei comuni di Argusto, Borgia, Fabrizia, Santa Caterina e Santa Eufemia Lamezia (ora parte di Lamezia Terme).

Rohlfs evidenzia la deformazione del termine in “Pìlinga”, che si ritrova come frazione di Gasperina. L’origine di “Spìlinga” affonda le radici nell’antico greco “σπῆλυγξ” (accusativo “σπήλυγγα”), che significa “grotta”, un termine presente nelle opere di Aristotele e Teocrito. Questa parola greca ha influenzato il latino antecedente a Cicerone, dando origine a “spelùnca” e, successivamente, all’italiano “spelónca”. In Grecia, la parola ha ceduto il passo a “σπήλαιον”, da cui deriva il nostro “speleologia”.

Intrigantemente, Rohlfs sottolinea che l’antico termine non è più conosciuto in Grecia, scomparendo nei primi secoli dell’era cristiana. Non si trova più in nessun dialetto neogreco, e nessun esempio compare nella toponomastica greca. Tuttavia, la parola ha resistito fino al XIX secolo nel dialetto greco di Bova, rappresentando un prezioso documento di un antico ellenismo, testimoniato da vocaboli che sopravvivono unicamente nella tradizione linguistica della Grecità Calabrese.

Cosa visitare a Spilinga

Oltre al caratteristico centro abitato, possiamo citare il famoso Santuario della Madonna della Fontana.

Si trova in una grotta eremitica a poca distanza dal centro abitato.

Il culto risale agli inizi del ‘900, secondo una tradizione la Madonna si sarebbe manifestata a Domenica Muià invitandola ad andare nel luogo dove oggi sorge il Santuario. Nel punto in cui sorge la nicchia, la signora avrebbe trovato la statua della Madonna. La chiesetta è stata creata nel 1920, oggi meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli.

Altri luoghi di interesse sono: la Chiesa di San Giovanni Battista, la chiesa di Carciadi, la chiesa di Panaìa. A circa 2 km dall’abitato, vi è l’acquedotto rurale, che rievoca lo stile degli acquedotti romani.

Nei dintorni di Spilinga si trovano diverse grotte, per la maggior parte grotte naturali, scelte dagli eremiti nel medioevo come luogo di rifugio e di preghiera.

Tra queste spicca la grotta di San Leo, dentro la quale rimangono alcuni affreschi del XVI secolo.

Se volete assaggiare la ‘nduja direttamente dalla zona in cui è stata prodotta,  non vi resta che visitare Spilinga e magari partecipare alla bellissima Sagra nel mese di Agosto.

 

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