Un pane secolare: il Mucceddrato

Il Mucceddrato è un tipico pane a forma di ciambella intrecciata che si prepara nel Crotonese per il giovedì Santo.

Ph. Domenico Squillace

La Settimana Santa in Calabria è uno periodi più suggestivi dell’anno, intriso di fede, culti popolari, ma anche tradizioni culinarie, che tutt’oggi sono vive sull’intero territorio regionale.

In particolare il Giovedì Santo è consuetudine preparare il pane per la “Coena Domini”, ovvero l’Ultima Cena del Signore, da distribuire agli apostoli e ai numerosi fedeli accorsi per la funzione religiosa. Nel Crotonese si preparano delle tipiche ciambelle di pane intrecciate, che prendono il nome di Mucceddrati.

Il Mucceddrato

Il giorno precedente al Giovedì Santo, come da antico rituale, le donne si preparano ad impastare, nella madia, grandi quantità di farina, con acqua, lievito madre e semi di anice nero della Sila, che conferisce quel tipico ed inconfondibile sapore al pane. Le abili e sapienti mani realizzano la forma tipica, una treccia di pane, che ricorda la corona di spine che cinge il capo di Cristo. Dopo essere stati cotti nel forno a legna, si adagiano in grandi ceste e vengono portati in chiesa per la celebrazione religiosa, durante la quale vengono benedetti ed al termine della stessa distribuiti uno ciascuno agli apostoli ed ai fedeli. Tradizionalmente questo pane veniva preparato ed offerto da chi aveva fatto un voto o ricevuto una grazia.

Ph. Domenico Squillace

Simbologia del pane.

Il pane è un elemento culturale più che un alimento fine a se stesso, simbolo di sacralità, di pace, di comunione fraterna e di condivisione. Un tempo era tra i pochi alimenti di sussistenza, oggi più che altro lo accompagna. Ma assume un significato profondo che sopravvive ancora oggi nella nostra cultura alimentare, basti pensare in quante citazioni evangeliche, aspetti liturgici e rituali lo ritroviamo. Un vero e proprio rito, era e rimane, il consumo del pane a tavola: posare il pane sempre a faccia in sù, tagliare il pane e distribuirlo ai commensali in quantità che non possa essere sprecato, senza farlo cadere a terra e baciandolo se ciò accade, e riutilizzare il pane duro in mille modi.

I semi di anice nero: un prodotto di nicchia.

Solo in Calabria si trova l’anice nero, una rara varietà dell’anice comune. Il nome derive dall’arabo anysum e dal greco anison, poi diventato in latino anisum. Chiamato comunemente, in dialetto, ananzu è caratterizzato da acheni neri molto piccoli dal profumo e dal sapore simile all’anice comune ma molto più forte e intenso, con note di liquirizia e vaniglia.

La pianta cresce spontanea sulle pendici della Sila e della Presila fino ad un’altezza di 900-1000 metri e produce i suoi aromatici acheni tra luglio e agosto ed è molto difficile da riconoscere, per tale motivo non è facile da trovare in commercio

Ricetta del Mucceddrato

Come tutte le ricette antiche non esistono dosi ben precise, a far capire che l’impasto ha raggiunto la giusta consistenza entra in azione l’esperienza secolare delle nostre nonne. Però vi consiglio di provare la ricetta di Cookingroxy, giovane food blogger calabrese, che si è cimentata, con ottimi risultati, nell’esecuzione dei Mucceddrati seguendo alla lettera la ricetta tramandata oralmente senza tralasciare tutti i segreti, che i nostri avi custodiscono gelosamente.

Ingredienti
800 gr. Semola di grano duro rimacinata
400 gr. Farina 00
300 gr. Lievito madre
1 cucchiaio di sale
4 cucchiaini di semi di anice nero – q.b. acqua

Procedimento: Uniamo in una ciotola il mix di farine, il sale, il lievito. Aggiungiamo i semi di anice e l’acqua tiepida poco alla volta. Impastiamo fino a creare un panetto liscio ed omogeneo.

A questo punto diamo forma ai nostri “mucceddrati” e li lasciamo riposare per 1 ora -1 ora e mezza. Mettiamo a bollire abbondante acqua e li facciamo cuocere per qualche minuto.

Li togliamo dall’acqua, li lasciamo asciugare e inforniamo nel forno a legna oppure nel forno ventilato a 200° per circa 30 minuti.

Il Mucceddrato si può consumare come un comune pane, un ottimo abbinamento è con salumi e formaggi della nostra terra. Non vi resta che provare a riprodurli.

Domenico Squillace

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