La Cuccìa, piatto tipico della provincia cosentina, si presenta come un vero e proprio simbolo culinario ricco di storia e tradizione. A base di grano bollito e carne di capra, questa prelibatezza è preparata tradizionalmente nei comuni della fascia pre-silana di Cosenza, conservando sapori e rituali che si tramandano da generazioni.
Storia e tradizione
I primi accenni scritti risalgono a Vincenzo Padula, prete e poeta di Acri, che ha immortalato questa antica tradizione culinaria. Tuttavia, le origini della Cuccìa sono avvolte nel mistero e circondate da ipotesi affascinanti che cercano di spiegare la sua provenienza. Una di queste ipotesi suggerisce un legame con il cous-cous, piatto tipico arabo e saraceno, collegandola alle origini dei casali pre-silani durante l’invasione saracena di Cosenza.
Preparazione e ingredienti
Ingredienti per 4 persone:
- 400 g di grano
- 750 g di carne di capra
- Sale q.b.
- Spezie a piacere
Procedimento:
- Mettere in ammollo in acqua non salata 400 g di grano per circa 48 ore.
- Cuocere il grano in abbondante acqua per 5-6 ore a fuoco lento.
- Contemporaneamente, far bollire in acqua leggermente salata 750 g di carne di capra.
- Una volta cotto il grano, aggiungere il brodo ottenuto dalla carne di capra e far cuocere ancora per un’ora a fiamma media.
- Quando il grano avrà assorbito il brodo, disporlo in strati alternati con la carne di capra in un recipiente di terracotta (“u Tinìellu”), assicurandosi che l’ultimo strato sia di grano.
- Cuocere la terrina in forno statico a 250°C, creando all’interno della camera di cottura un’ affumicatura bruciando le spezie con un bruciatore.
Significato e interpretazione
La combinazione di grano bollito e carne di capra, con l’aggiunta della carne di maiale, testimonia un passato storico e culturale di integrazione e appropriazione, in cui il cibo diventa simbolo di identità. La Cuccìa non è solo un piatto, ma una storia narrata attraverso gli ingredienti e i rituali che da secoli la rendono un simbolo tangibile dell’identità culinaria e culturale della provincia di Cosenza. Un tesoro da gustare e da tramandare, custode di tradizioni e segreti culinari che continuano a incantare e sorprendere.
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