Calabresi eccellenti: Mia Martini

Se si pensa a una eccellenza calabrese nel campo della musica, la grandissima Mia Martini è sicuramente una delle prime figure che ci vengono in mente. Alla cantante originaria di Bagnara Calabra non potevamo non dedicare un articolo all’interno della nostra rubrica “Calabresi eccellenti”. Un piccolo omaggio ad una grande artista che tanto ci rende orgogliosi. 

La cantante nasce il 20 settembre 1947, a Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, secondogenita di 4 figlie. Il padre era originario di Villa San Giovanni e la madre di Bagnara Calabra. La famiglia dovette presto abbandonare la terra di origine per motivi di lavoro che la spinsero per molti anni a vivere nel maceratese. 

Mia Martini: una eccellenza della musica leggera italiana

Cantante, cantautrice e musicista, Domenica Rita Adriana Berté, detta Mimì, è una delle vocalità più espressive che il panorama musicale italiano abbia mai conosciuto. Amata soprattutto per la sua sofisticatezza e forte intensità interpretativa, capace di trasmettere emozioni forti come la passione e il dolore in uno stile vocale unico e inimitabile.

I brani che l’hanno consacrata tra le regine della musica leggera in Italia negli anni settanta e che l’hanno consegnata alla storia come una delle icone della musica italiana sono: Piccolo uomo, Donna sola, Minuetto, Il guerriero, Inno, Donna con te, Che vuoi che sia se t’ho aspettato tanto, Per amarti e La costruzione di un amore.

I primi passi di Mimì

A credere nel suo talento prima di tutti fu il grande autore e discografico Carlo Alberto Rossi che decide di lanciarla come ragazzina yé-yé e di farla partecipare al Festival di Pesaro con la canzone “ombrello blu”. I primi 45 giri li lancia con il suo vero nome – Mimì  Bertè – nel 1963. Nel 64 vince il Festival di Bellaria con la canzone “Come puoi farlo tu”, ma la prima vera notorietà nel campo musicale italiano gliela regala il brano “Il magone”. Questa notorietà dura poco, forse perché ancora troppo legata al cliché di un genere troppo scanzonato di ispirazione blues.

Mimì riprova a farsi largo nella scena musicale italiana presentandosi non più da solista ma in un terzetto, che con il senno di poi, avremmo definito delle meraviglie. Infatti, i suoi due compagni furono la sorella Loredana Berté e Renato Zero.

Le prime difficoltà personali

La storia professionale e personale della Cantante calabrese è fatta di diverse fasi, che nel bene e nel male l’hanno resa il mito che tutt’oggi tutti ricordiamo con affetto. E anche chi ha conosciuto la sua musica e la sua storia dopo la sua scomparsa ne è rimasto sicuramente segnato.

La cantautrice calabrese nel 1969 ebbe anche qualche problema con la giustizia. Fu arrestata e detenuta per 4 mesi perché trovata in possesso di una sigaretta alla marijuana. All’epoca la marijuana veniva considerata alla stessa stregua di tutti gli altri stupefacenti, e quindi le pene per il possesso erano molto severe. L’esperienza del carcere segnò moltissimo l’animo di Mimì che tentò addirittura il suicidio.

Mia Martini: gli incontri che hanno segnato la svolta per la carriera

La svolta professionale determinante arriva nel 1970, quando Mimì incontra l’avvocato Alberigo Crocetta, produttore discografico, fondatore del famoso locale Piper, che scoprì tra gli altri anche Patty Pravo. Crocetta pensò subito ad una carriera internazionale, e per questo motivo decisero di studiare un nome d’arte più spendibile anche per i fan stranieri. Ora vi starete chiedendo, da dove nasce il nome d’arte “Mia Martini”? Il nome Mia fu scelto perché era il nome dell’attrice preferita della cantante – Mia Farrow – e Martini perché insieme a Pizza e Spaghetti era la parola italiana più conosciuta all’estero. A cambiare non fu solo il suo nome, ma anche il genere di canzoni, molto più adatti alla sua vocalità, con testi più vicini al suo modo di interpretare sentimenti forti. Anche il look diventò più ricercato e con molti dettagli che la differenziavano dalle altre cantanti, come ad esempio il cappello a bombetta.

L’artista debutta come Mia Martini ufficialmente con l’album “Oltre la collina” che contiene il singolo “Padre davvero”, un brano che tratta un conflitto tra padre e figlia. La critica di allora lo giudicò “dissacrante”, ma l’interpretazione dell’artista non passò inosservata. Il suo stile innovativo riscosse così tanto interesse che alla fine ottenne la vittoria al Festival di Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio.  

Come per ogni artista, gli incontri fatti negli anni hanno influenzato la musica di Mia Martini. Tra questi incontri, 2 molto importanti avvengono nel 1977. Il primo è con Charles Aznavour, cantautore, attore e diplomatico francese, con il quale la cantante nostrana collaborò fino al gennaio del 1978 con un recital al teatro Olympia di Parigi. Il secondo incontro fatto negli stessi anni fu ancora più determinate, in quanto contribuì in buona parte a far nascere l’artista che tutt’oggi ricordiamo. Stiamo parlando del sodalizio con il cantautore genovese Ivano Fossati. Un sodalizio non solo artistico ma anche sentimentale che vede il suo culmine nel 1978 con l’album “Danza”.

Le operazioni alle corde vocali e il debutto da cantautrice

Alla fine degli anni 70 la cantante calabrese incorre in dei problemi di salute che la obbligano ad operarsi alle corde vocali per ben due volte. Ci fu molta apprensione inizialmente, in quanto la sua voce era già entrata nel cuore degli italiani, e dopo l’intervento anche lei stessa temeva di non riuscire più ad usare la voce come prima. Per fortuna, tutto andò per il meglio, l’artista non solo recuperò le sue doti vocali, ma molti credono che il cambio avvenuto sul suo timbro a causa dell’intervento l’abbia favorita nell’interpretazione.

Nel 1981, dopo i 2 interventi alle corde vocali, l’artista decide di mettersi ancora più a nudo e di proporsi anche come cantautrice con l’album “Mimì”. Il progetto ebbe un discreto successo, ma non quello che meritava a causa di un ostracismo nei suoi confronti che la cantante non esita a denunciare pubblicamente in varie interviste:

“Dopo l’uscita del mio disco dovevo partecipare a Saint Vincent, ma Gianni Ravera non mi ha voluto. Dovevo realizzare uno special televisivo che la RAI mi aveva assegnato, ma il funzionario addetto al programma alla fine me lo ha negato. Un programmatore radiofonico e televisivo, che sta curando la realizzazione di un programma estivo per la Rete, ha detto chiaramente ai miei discografici che è molto meglio che io stia alla larga dalla sua troupe, perché porto jella. Tante grazie per questo contributo alla intelligenza. Ma ti sembra giustizia? Ormai ho smesso anche di odiarli e di soffocare la mia rabbia e di disperarmi.”

La prima volta di Mimì a Sanremo e il ritiro dalle scene a causa delle maldicenze

Il 1982 segna un’altra data importante della sua carriera. Infatti, quell’anno Mimì si presenta al Festival di Sanremo per la prima volta con la canzone scritta da Fossati “E non finisce mica il cielo” con la quale vinse anche il Premio della Critica. Questo premio venne istituito proprio per premiare la sua interpretazione, intensa e coinvolgente. Dopo la sua scomparsa, il 12 maggio del 1995, il premio prese il suo nome Premio Mia Martini”.

Dello stesso anno è anche uno dei suoi lavori migliori, “Quante volte”. Questo è un album interamente dedicato al padre, con dentro alcuni singoli scritti da lei come: “Stelle”, “Bambolina” e “Vecchio sole di pietra”. In questo album collaborano nomi illustri del panorama cantautorale italiano come: Gianni Bella, Mimmo Cavallaro, Riccardo Cocciante e Maurizio Piccoli.

Purtroppo nel 1983, dopo 10 anni di dicerie insistenti che legano la sua fama ad eventi negativi, Mimì decide di ritirarsi delle scene fino al 1989. Proprio in questo anno rilascia diverse dichiarazioni in merito a questa assurda vicenda:

La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi.

In un’intervista su Epoca il 5 marzo del 1989 dichiara:

“La delusione più cocente me la diede Giovanni Boncompagni, un amico per l’appunto. Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out.

Ma da dove ha avuto origine questa maldicenza? Chi fu il primo a tacciare la cantante calabrese di essere una presenza negativa? A dichiararlo è lei stessa in quella stessa intervista al giornalista Paolo Butturini:

Tutto è cominciato nel 1970. Allora cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Paddeu, un impresario soprannominato “Ciccio Piper” perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. “Ciccio Piper” ne approfittò subito per appiccicarmi l’etichetta di porta jella.

Il ritorno sulla scena musicale

Nel 1989 a riportare sulle scene Mimì fu il musicista discografico Gianni Sanjust che recupera un vecchio brano scritto per lei da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 in contemporanea con la famosa “Piccolo uomo” ma rimasto inedito per 17 anni. Naturalmente stiamo parlando del brano “Almeno tu nell’universo” che riesce ad entrare in gara non con poca fatica. L’interpretazione dell’artista suscita molto entusiasmo, tanto da vincere un’altra volta il Premio della Critica.

Il suo ritorno sulle scene fu un tale successo da mettere la parola fine a questa triste pagina dello spettacolo italiano. Da questo momento in poi Mimì riprese a collaborare con grandi artisti portando alla luce grandi successi come “Gli uomini non cambiano”, “La nevicata del ‘56” 2 “Cu’mme”.

Sabina Maiolo

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