Ibico da Rhegion

Ibico, il celebre poeta greco antico di lirica corale, visse verso la metà del VI secolo a.C. in Magna Grecia. Nacque a Rhegion (oggi Reggio Calabria) da una famiglia aristocratica e si formò nella scuola poetica di Stesicoro.

Dopo la morte violenta del tiranno Policrate a Samo, Ibico si stabilì a Corinto, ma la sua vita giunse a una fine tragica. Secondo la leggenda tramandata da Plutarco, Ibico fu ferito a morte da ladri nei pressi di Corinto. Mentre si trovava in agonia, vide uno stormo di gru e pregò affinché vendicassero la sua morte. Quando i ladri arrivarono a Corinto e si sedettero nel teatro, notarono le gru sopra le loro teste. Uno di loro, stupito, esclamò: “Guardate, i vendicatori di Ibico!” La gente comprese l’accaduto e accusò gli autori del delitto.

È possibile che questa leggenda sia stata creata a causa dell’analogia tra il nome del poeta e il nome di una specie di gru.

Le opere

Ibico è annoverato dagli alessandrini tra i nove poeti lirici, e la sua produzione poetica includeva sette libri di carmi raccolti. Tuttavia, la maggior parte delle sue opere è andata perduta, e oggi possediamo solo circa una sessantina di frammenti. Scrisse poesie di vario genere, passando dall’eroico all’amoroso. Pur subendo l’influsso di Stesicoro, si distinse come il poeta dell’amore e della passione, in particolare celebrando la bellezza degli efebi.

Cicerone lodò Ibico, considerandolo il poeta d’amore più ardente della Magna Grecia, mentre altri autori lo definirono un poeta particolarmente portato alla poesia erotica. Il suo stile si caratterizzava per un ampio uso degli aggettivi e per l’inserimento del significato del componimento nei versi centrali, a differenza della consuetudine lirica saffica.

Nicoletta Esposito

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