Il Codex Purpureus Rossanensis: tesoro calabrese tra leggenda e realtà

Il Codex Purpureus Rossanensis, un gioiello dell’antichità, si erge come un ponte verso un passato straordinario, svelando la maestosità della storia bizantina e l’elevata espressione dell’arte sacra. Nel cuore antico di Rossano, nella splendida cornice della Calabria, questo manoscritto unico costituisce il cuore pulsante di un patrimonio storico e artistico di valore incommensurabile.

Un eccezionale patrimonio mondiale

Il Codex Purpureus Rossanensis, datato tra il V e il VI secolo d.C., rappresenta uno dei tesori più rilevanti del Museo Diocesano di Rossano. Nel 2015, ha ottenuto il riconoscimento come Patrimonio Universale dell’Umanità da parte dell’Unesco di Parigi. Inizialmente concepito per accogliere gli scritti dei quattro Evangelisti, oggi rimangono frammenti del Vangelo di Matteo, di Marco e una parte della lettera di Eusebio a Carpiano. Questo pregevole manoscritto è conservato in una teca climatizzata, preservandone scrupolosamente l’integrità.

La struttura del manoscritto: un capolavoro miniato

Il Codex Purpureus Rossanensis è un manoscritto onciale, rappresentativo delle scritture latine e bizantine dal III all’VIII secolo d.C. Questo Evangeliario greco miniato è composto da 188 fogli di pregiata pergamena di agnello, denominata “purpurea” per via del suo colore porpora. Il testo, scritto in lingua greca bizantina con influenze latine, è distribuito su due colonne da venti righe. Le quindici miniature presenti ritraggono eventi della vita di Cristo e includono il ritratto di Marco.

Codex Purpureus Rossanensis

Il ritratto di Marco e l’evanescente presenza di Santa Sophia

Il ritratto di Marco, seduto su un trono sotto una struttura a colonne, costituisce uno degli attimi più affascinanti del Codex. Accanto a lui, una figura femminile di azzurro potrebbe raffigurare Santa Sophia, eterea come un pensiero visibile soltanto all’Evangelista. Le tavole dei canoni, purtroppo andate perdute, sono descritte in una fascia ornamentale circolare, con gli Evangelisti posizionati in quattro riquadri su fondo azzurro.

Il colore porpora del Codex: Una rivelazione del 2012

Ulteriori indagini effettuate nel 2012 hanno portato alla luce nuovi dettagli sul Codex Purpureus Rossanensis, tra cui il suo colore porpora. Contrariamente alle credenze comuni, il porpora non è stato ottenuto dal murice, ma dall’oricello, un colorante vegetale. Questa scoperta ha aggiunto un ulteriore strato di affascinante mistero a questo antico manoscritto.

Descrizione delle tavole attualmente in mostra: un mirabile connubio di fede e arte

Il Codex Purpureus Rossanensis viene esposto con estrema precauzione, girando la pagina ogni tre mesi per mostrare l’intera bellezza del manoscritto. Tra le tavole più affascinanti spiccano quelle che ritraggono la parabola delle dieci Vergini, l’Ultima Cena e la Lavanda dei piedi. Ciascuna tavola è un capolavoro che intreccia fede e arte, con dettagli intricati che narrano storie millenarie.

Nel vasto universo dei codici, il Codex Purpureus Rossanensis detiene un ruolo singolare. La sua importanza storica e artistica lo rende un tesoro di inestimabile valore, suscitando un senso di vanto e orgoglio non solo per la Calabria, ma per tutti coloro che apprezzano l’opulenta eredità culturale della civiltà bizantina.

Nicoletta Esposito

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