Le Pupazze di Bova

Nel cuore dell’Aspromonte ogni primavera si rinnova un rito antico e carico di significato: quello delle Pupazze di Bova. Figure grandi, colorate, intrecciate con canne e adornate di fiori e frutti, che sfilano per le strade durante la Domenica delle Palme.

Le Pupazze di Bova

Origini antiche e simbolismo

La creazione delle Pupazze di Bova affonda le radici in un passato remoto. Sebbene la tradizione, così come la conosciamo oggi, sia documentata almeno dall’Ottocento, le prime attestazioni scritte risalgono addirittura al 1670 e lasciano pensare che il rito abbia origini ancora più antiche.

Le Pupazze sono figure femminili realizzate con canne di fiume intrecciate e decorate con fiori, frutti, nastri colorati: un’esplosione di colori e simboli che rappresentano il passaggio dall’inverno alla primavera, la rinascita della natura e il rinnovarsi della vita.

Il Rito delle Palme

Durante la Domenica delle Palme, le Pupazze vengono portate in processione per le vie di Bova, un evento che culmina con la benedizione delle figure e la loro successiva distribuzione tra i fedeli. Le parti delle Pupazze, note come “steddhe”, vengono conservate nelle case o sugli alberi come simboli di buon auspicio per l’anno a venire.

Un legame con il mito di Persefone

Il rito delle Pupazze si intreccia con il mito di Persefone, la dea della primavera, e sua madre Demetra, dea della fertilità e dell’agricoltura. La loro storia, che spiega l’alternarsi delle stagioni, trova riscontro nelle tradizioni di Bova e nei riti che celebrano il ritorno della vita e della luce dopo i mesi bui dell’inverno.

Conservazione e Innovazione

Oggi, le Pupazze sono riconosciute come patrimonio culturale immateriale della Regione Calabria. Negli ultimi anni, Bova ha visto nascere laboratori, eventi e iniziative per tramandare questa arte antica alle nuove generazioni. Tra memoria e creatività, le Pupazze continuano a evolversi, diventando un ponte tra passato e presente, tra identità e comunità.

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