Il Rito Bizantino

Il rito bizantino è in uso oggi nelle comunità italo albanesi della Calabria. L’eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi è una sede della chiesa bizantina cattolica in Italia di rito orientale, soggetta alla Santa Sede. Essa in pratica comprende le comunità italo-albanesi rimaste fedeli al tradizionale rito religioso bizantino-greco. Queste comunità sono ad oggi sparse in 4 regioni dell’Italia continentale e in 5 province: Cosenza, Potenza, Bari, Lecce, Pescara, per un totale di 26 comunità con 30 parrocchie.Di queste ben
venticinque sono comuni della provincia di Cosenza: Acquaformosa, Castroregio, Castrovillari, Civita,
Corigliano Calabro, Cosenza,
Falconara Albanese, Firmo,
Frascineto, Lungro,
Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Vaccarizzo Albanese.;

Due i comuni della provincia di Potenza(San Costantino Albanese, San Paolo Albanese); una in un comune della provincia di Pescara(Villa Badessa, frazione di Rosciano); una nel comune di Lecce (parrocchia di San Nicolò di Mira) e una nel comune di Bari (parrocchia di San Giovanni Crisostomo).

La sede

La Sede eparchiale è la città di Lungro, dove si trova la cattedrale di San Nicola di Mira.
Tutti i comuni albanesi che praticano il rito bizantino sono perfettamente integrati in un rapporto interculturale con i vari contesti territoriali delle diocesi di rito latino. Non a caso a Cosenza funziona il seminario eparchiale Italo-Albanese, già seminario minore a San Basile.
La celebrazione liturgica avviene sia in lingua albanese che in greco antico (secondo la pratica tradizionale delle chiese orientali).
«I fedeli albanesi di rito bizantino-greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, […] accolti con generosa liberalità […] nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo avio, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli. Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano […].»

(Costituzione Apostolica “Catholici fideles”, con la quale il 13 febbraio 1919 Papa Benedetto XV istituiva l’Eparchia di Lungro per gli albanesi dell’Italia continentale.

La storia

La storia del popolo albanese nel territorio italico inizia nel XV sec. con la prima diaspora albanese. Gli albanesi in Italia preservarono il proprio patrimonio etnico, linguistico, culturale e spirituale orientale ma a causa della loro professione di fede ebbero progressivamente conflitti e rapporti ostici con i latini, che diffidavano delle comunità albanofone. Nel primo periodo gli albanesi d’Italia dipendevano ancora dal Patriarcato di Ocrida e dal metropolita ortodosso. Dopo il Concilio di Trento (1563) le comunità arbëreshe entrarono nelle giurisdizioni latine e i rapporti andarono via via peggiorando. Ci furono contrasti e incomprensioni con i vescovi latini dell’epoca che cercarono di “latinizzare” in ogni modo la fede degli albanesi d’Italia. Purtroppo di lì a poco molte comunità albanesi avrebbero perso definitivamente il rito greco a favore di quello latino.

Dal 10 giugno 1732, con la bolla Superna Dispositione di papa Clemente XII, era possibile avere propri vescovi per la funzione di ordinare i sacerdoti di rito greco-bizantino per le comunità albanesi di Calabria e Sicilia.

Ma fu solo agli inizi del XIX secolo che la Santa Sede rivolse una maggiore attenzione alla situazione dei fedeli albanesi di rito bizantino in Italia, quando le pressioni della comunità si facevano sempre più frequenti per la nomina di un vescovo proprio di rito greco in Calabria e in Sicilia con pieni poteri territoriali.
L’eparchia di Lungro degli Albanesi dell’Italia continentale è stata eretta il 13 febbraio 1919, come già detto, con la bolla Catholici fideles di papa Benedetto XV. Il riconoscimento costituì il primo passo per una soluzione anche per gli albanesi di Sicilia che videro realizzata più tardi, l’eparchia per i fedeli insulari.

Sabina Maiolo

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