Carnevale in Calabria

Anche in Calabria il Carnevale è una festa che interessa grandi e piccini e che in alcune zone come Castrovillari e Palmi è veramente divertente e spettacolare.

L’etimologia del termine

L’etimologia del termine “carnevale” risale al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava il divieto dettato dall’ordine ecclesiastico di mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, ossia dopo il “martedì grasso”, sino al “giovedì santo” prima della Pasqua.

La maschera di Giangurgolo

Quella di Carnevale è una festa pagana che viene celebrata con
cortei pubblici, sfilate in maschera, balli ritmati e parate dei carri allegorici.
Esiste poi una famosa maschera, tutta calabrese, molto singolare: la maschera di Giangurgolo.

È una maschera della commedia dell’arte.

Il nome potrebbe derivare da Gianni Boccalarga o Gianni Golapiena ed indicava una persona ingorda tutta fumo e niente arrosto!

Dotato di spavalderia e cafonaggine! Vestito con pantaloni a sbuffo, con completo a strisce giallo rosse, i colori della Spagna, con una lunga spada, un naso grande e un cappello a cono, fu probabilmente importata a Reggio Calabria per mettere in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani “spagnoleggianti“, che erano migrati n Calabria.

Carnevale in Calabria

Nella tradizione popolare calabrese Carnevale è rappresentato da un fantoccio, si tratta del signor Carnevale che dopo aver mangiato ai limiti l’impossibile muore a causa dell’eccesso di cibo consumato: “murju carnevali”.

Un parente ne dà notizia e vengono chiamati medici per accertarne il decesso, il notaio per il testamento, il prete per l’assoluzione dai peccati, finchè Carnevale non muore e Coraìsima(Quaresima) la moglie, lo piange.
Tutti piangono Carnevale morto, si svolgono i funerali in piazza (nel martedì di Carnevale) e viene messo al rogo un fantoccio di paglia che indossa vecchi abiti.

Una sorta di cerimonia dove ci si fa beffa della morte e si inneggia alla vita.

Particolare era la tradizione di un tempo dei ragazzi di travestirsi e fare il giro per le vie del paese per chiedere la “sazizza”, salsiccia, con un classico gesto delle mani a formare una croce con l’indice delle due mani.

A fine giro i ragazzi si riunivano davanti a un falò o a casa di uno di loro per consumare quanto raccimolato.

I carri allegorici

Le maschere giravano nei tre giorni classici del carnevale, da domenica a martedì, anche di sera. In Calabria sono tanti i paesi che organizzano sfilate e manifestazioni legati al Carnevale tra cui Amantea, Castrovillari, Acconia di Curinga, Rossano Calabro, San Sosti, Reggio Calabria, Lamezia Terme, Maida, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Palmi ecc.

Nicoletta Esposito