Carnevale in Calabria

Il carnevale in Calabria è una festa ricca di storia, tradizioni e folklore, che coinvolge diverse città e paesi della regione con eventi, sfilate, maschere e dolci tipici. Ogni località ha le sue peculiarità e il suo modo di celebrare il carnevale, offrendo spettacoli e divertimenti per tutti i gusti e le età.

L’etimologia del termine

L’etimologia del termine “carnevale” risale al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava il divieto dettato dall’ordine ecclesiastico di mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, ossia dopo il “martedì grasso”, sino al “giovedì santo” prima della Pasqua.

La maschera di Giangurgolo

Giangurgolo

Giangurgolo, “Gian” (Zanni) e “Gurgolo” (bocca larga), figura iconica della commedia dell’arte calabrese, potrebbe trarre il suo nome da Gianni Boccalarga o Gianni Golapiena, delineando immediatamente le sue caratteristiche distintive: un personaggio chiacchierone, avido, sempre affamato, prolisso e dalle azioni vuote.

Mentre le origini di questa maschera rimangono incerte, le fonti letterarie sulle rappresentazioni di Giangurgolo suggeriscono una possibile nascita a Napoli nel 1618, con l’attore Natale Consalvo che interpretava il ruolo di Capitan Giangurgolo.

Giangurgolo, nato a Catanzaro nel 1596, giocò un ruolo chiave nella resistenza contro l’occupazione spagnola. Dopo essere stato condannato a morte e aver vissuto in Spagna, tornò a Catanzaro. La sua maschera, con un naso imponente, una spada gigantesca, alto cappello a cono, corpetto stretto e pantaloni a sbuffo, diventò uno strumento di satira per mettere in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani “spagnoleggianti“, che erano migrati in Calabria.

La maschera di Giangurgolo conquista i palcoscenici dei teatri sei e settecenteschi, divenendo una rappresentazione tradizionale nella regione calabrese. Il suo carattere spavaldo, avido e buffonesco, unito alle sue menzogne e stramberie, lo rendono una figura comica e satirica.

Carnevale in Calabria

Nella tradizione popolare calabrese Carnevale è rappresentato da un fantoccio, si tratta del signor Carnevale che dopo aver mangiato ai limiti l’impossibile muore a causa dell’eccesso di cibo consumato: “murju carnevali”.

Un parente ne dà notizia e vengono chiamati medici per accertarne il decesso, il notaio per il testamento, il prete per l’assoluzione dai peccati, finchè Carnevale non muore e Coraìsima(Quaresima) la moglie, lo piange.
Tutti piangono Carnevale morto, si svolgono i funerali in piazza (nel martedì di Carnevale) e viene messo al rogo un fantoccio di paglia che indossa vecchi abiti.

Una sorta di cerimonia dove ci si fa beffa della morte e si inneggia alla vita.

Particolare era la tradizione di un tempo dei ragazzi di travestirsi e fare il giro per le vie del paese per chiedere la “sazizza”, salsiccia, con un classico gesto delle mani a formare una croce con l’indice delle due mani.

A fine giro i ragazzi si riunivano davanti a un falò o a casa di uno di loro per consumare quanto raccimolato.

Le maschere giravano nei tre giorni classici del carnevale, da domenica a martedì, anche di sera.

I carri allegorici

In Calabria sono tanti i paesi che organizzano sfilate e manifestazioni legati al Carnevale tra cui Amantea, Castrovillari, Acconia di Curinga, Soverato, Rossano Calabro, San Sosti, Reggio Calabria, Lamezia Terme, Maida, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Palmi ecc.

Dolci tipici del carnevale

Infine, per chi vuole assaporare i dolci tipici del carnevale in Calabria ricordiamo: le chiacchiere, la Chjina di Carnevale  e le castagnole.

Nicoletta Esposito

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